Intervista di per Radici Digitali
Dall’Accademia dei Pugni alla LIPS
L’Accademia dei Pugni e l’Illuminismo lombardo a metà Settecento, la Scapigliatura negli anni Sessanta dell’Ottocento, il Futurismo fra le due guerre: ogni lustro ha la sua forma di espressione, tipica e significativa. E anche adesso, proprio adesso, in questo primo scampolo del XXI secolo, nel mezzo della contemporaneità liquida, stiamo assistendo alla nascita, ma ormai anche alla maturità, di un fenomeno culturale e poetico di poesia-orizzontale e di poeti-performers. È la LIPS, la Lega Italiana del Poetry Slam, della Slam Family: un movimento che è in grado di muovere migliaia di performer e di poeti, di riempire piazze importanti come quella del Macao di Milano, di agglomerare attorno al verso poetico un interesse popolare che sembrava ormai separato dalla poesia. Tutto ciò mentre la critica “ufficiale” storce il naso e finge di non vedere, perché troppo “rap”, troppo “pop” o troppo “performance”, magari dimenticandosi che la nostra letteratura nasce dalle tenzoni in rima fra due poeti, che si rispondono in maniera comica e aggressiva: il duello (tenzone) fra Dante Alighieri e Forese Donati ne è solo un esempio. Di certo una palestra per il nostro Sommo poeta da giovane.
Ciò che la LIPS ha fatto fino adesso è stato soprattutto lavorare per la diffusione e la promozione di Poetry slam sul territorio italiano, costruire “palestre” in cui i poeti-pugili si possano sfidare nelle tenzoni, a suon di versi e declamazioni.
I Poetry Slam sono competizioni, nate in America e poi diffuse anche in Italia, nelle quali i poeti (slammer) si confrontano, leggendo ad alta voce i propri versi, e vengono giudicati da alcune persone estratte a caso fra il pubblico. Almeno all’inizio, era forte richiamo al mondo dell’hip hop e del rap, le cui origini sono legate proprio a competizioni di questo tipo.
Per cercare di capire meglio e per iniziare a tracciare un inquadramento critico del fenomeno, RadiciDigitali.eu riporta qui di seguito l’intervista a Dome Bulfaro, uno dei fondatori della LIPS.
Dome Bulfaro – Foto di Barbara Colombo (2014)
INTERVISTA A DOME BULFARO
Alessandro Ardigò (AA): Cosa è la Lips?
Dome Bulfaro (DB): La LIPS è la Slam Family d’Italia, cioè un collettivo da cui sono nati un movimento poetico, un campionato di poesia e una associazione. Ma ancora oggi, per diverse ragioni, esiste molta confusione su questi aspetti.
AA: Allora oggi cercheremo di approfondire anche questi aspetti. Intanto, quali sono le principali iniziative promosse dalla LIPS?
DB: La LIPS organizza un Campionato nazionale di poetry slam a cui ha dato natali e nome. Il campionato è la sua azione culturale più evidente, però non è la sola. Ha promosso concorsi, ha creato ponti fra realtà diverse, ha costruito fitte reti di comunicazione e favorito la circuitazione di poeti nazionali e internazionali (compreso Marc Kelly Smith, padre dello slam a livello mondiale) grazie alla promozione di reading e spettacoli. Ha prodotto il primo doppio CD di slam poetry (a cura di ScartyDOC). Lo stesso mio libro Guida liquida al poetry slam è nato grazie all’humus culturale creato dalla LIPS. Ha tolto i poeti performer dal loro isolamento e ha permesso loro di interagire e crescere insieme in mutuo quotidiano scambio.
Guida liquida al poetry slam, 2016 Agenzia X
AA: Il sottotitolo del tuo libro è “La rivincita della Poesia”. Qual è la funzione poetica, nel contesto contemporaneo, di cui la LIPS si fa carico?
DB: La nascita di una Slam Family nazionale ha permesso al poetry slam italiano di passare da fenomeno verticale a movimento orizzontale. Di passare da pochi slam l’anno, selezionati, spesso su invito e ben pagati, a più di duecento slam in tutta Italia, nella stragrande maggioranza dei casi ad iscrizione libera e gratuita. Da pochi partecipanti scelti dall’MC (ndr: Master of Cerimonies), con l’avvento della LIPS si è passati a più di un migliaio di partecipanti. In definitiva la LIPS in Italia ha compiuto concretamente, nella poesia orale, quello che Miguel Algarìn ha definito la “democratizzazione del verso”, processo che si è innescato, come risulta evidente leggendo le vagonate di poesie che pervengono ai concorsi letterari, a partire dal boom economico del dopoguerra. Processo di democratizzazione a cui i poeti del secondo Novecento hanno reagito così paternamente, con un amore talmente iperprotettivo della poesia, da finire col rinchiuderla in una torre d’avorio. Il poetry slam l’ha di nuovo liberata, con tutti i pro e i contro del caso. Va sempre ricordato che lo slam non è la panacea della poesia. È un movimento, quello generato dalla LIPS, che va ben guidato se non si vuole incappare in incresciosi effetti collaterali.
Per quel che mi concerne posso dire che dal 7 luglio 2013 fino al giugno 2016, periodo corrispondente alla fase più delicata, ovvero del processo di aggregazione inclusivo e di regolamentazione del suo funzionamento, sono sempre stato in prima linea. Paragonando la LIPS ad un automobile potrei dire che i suoi fondatori hanno costruito i pezzi dell’auto, li hanno montati, li hanno testati fino a far diventare la LIPS una macchina da corsa al bacio.
Nei primi tre anni ho dato l’anima a tal punto da soffrire di burnout da LIPS per un anno. Se non avessi vissuto la finale nazionale 2017 sgravato da qualsiasi ruolo organizzativo, non sarei guarito e non avrei nemmeno fatto questa intervista.
AA: Quali sono i tratti singolari della poesia di oggi, da come emerge nei poeti della Lips?
DB: Nell’ambito dello slam italiano credo di aver risposto con la Guida liquida al poetry slam, libro che dovrebbero leggere, se non tutti quelli che in Italia s’interessano di poesia, almeno tutti gli slammer.
I poeti che formano la Slam Family Lips sono molto differenti tra loro per stile, preparazione, incidenza nazionale ed internazionale, dentro e fuori dalla cornice slam. Il discorso è molto complesso, ma certamente lo slam da solo non può definire la forza espressiva e incisiva di un poeta. Figure come Rosaria Lo Russo sono di primissimo piano, giusto per citare il caso più evidente, al di là che vinca o meno gli slam.
Si può invece affermare che il movimento della LIPS ha avuto una ricaduta ben visibile, anche fuori dal poetry slam, non solo nella preparazione performativa del testo ma anche nella stesura dei testi, non solo quelli destinati ad essere letti ad alta voce. In ambito performativo, grazie al movimento attuato dalla LIPS, quello che prima un poeta apprendeva in dieci anni, ora lo può apprendere in un anno di frequentazione assidua.
Ogni partecipante per me è uno slammer che ha diritto di sentirsi poeta, per quella sera e per quel pubblico. Da qui ad essere un poeta vero ne deve passare di acqua sotto i ponti. Puoi apprendere il mestiere del poeta ma, che tu frequenti o meno lo slam, poeta o lo sei o non lo sei.
Permangono alcuni difetti radicati da parte della maggior parte degli slammer: si studia poco, si legge troppo poca poesia rispetto a quanto si dovrebbe; si conosce poco persino quello che è accaduto nello slam in Italia; non ci si documenta a sufficienza su quello che accade. È sintomatico dire che per scrivere Guida liquida al poetry slam ho dovuto fare il cane da tartufo per giorni anche sulla più semplice delle informazioni. Insomma registro le stesse lacune dei poeti che partecipano ai concorsi di poesia scritta. In troppi si fermano alla propria necessità di esprimersi o su carta o su palco. La poesia e i poeti vanno e guardano ben oltre.
AA: Quali sono, invece, le argomentazioni di quelli a cui la poesia dello Slam non piace?
DB: Permangono difetti anche da parte dei critici dello slam. Te ne racconto alcuni.
Pare incredibile, ma uno dei concetti più difficile da far capire è questo: se la comunicazione non è finalizzata ad una élite ma ad un pubblico vasto e generico, la poesia tenderà nella maggior parte dei casi ad essere pop; questo non significa che all’interno del suo ampio spettro espressivo non esistano ricerche di altissimo livello (non necessariamente di massa), né significa che la poesia pop non possa essere di alta qualità. A meno di pretestuosi pregiudizi, non è difficile capire e accettare che così come si può produrre cinema industriale d’autore, allo stesso modo si possono comporre, per un vasto e indifferenziato pubblico, performance poetiche d’autore.
L’altro grande limite di approccio critico è il seguente: non si è ancora compreso che nello slam si propone performance poetry. Il testo non è necessariamente concepito per finire su carta. Quelli che criticano un testo slam affermando che “non tiene su carta” dicono una stupidaggine senza confine. È come se si valutasse un film non dalla pellicola ma dalla sua sceneggiatura. Ci sono sceneggiature scritte benissimo e girate male; ci sono registi come Luis Bunuel e tanti altri, con ampia autonomia artistica, che delle sceneggiature hanno tenuto conto fino ad un certo punto. Cosa facciamo allora? Affermiamo che autori come Bunuel e simili non sono dei registi perché le loro sceneggiature non tengono su carta o sono state stravolte sul set? Il problema è un altro: questi critici non hanno ancora compreso qual è il testo nella performance poetry. Non lo sanno decodificare e di conseguenza nemmeno analizzare. E si rifugiano subito dietro la tiritera degli –ismi: il cabarettismo, l’esibizionismo, il giovanilismo…
Il punto nello slam, mutuando una nota citazione di Allan Wolf, non è il voto, il punto è che chi critica è spesso prevenuto. Non si è ancora compreso che il voto è un ingegnoso dispositivo teatrale. Un trucco. Il fatto che la poesia, anche solo per gioco, venga votata non dai critici ma da un pubblico generico, pare risvegli nel poeti “cartacei” critici la loro sindrome da voto. Come tigri della tastiera, iniziano ad assegnare voti a tutti, e anche al pianeta slam nel suo complesso, pur essendo il più delle volte privi di ogni vera cognizione del fenomeno. I più sono come quelli che dopo aver preteso di spiegare ai poveri e ai ricchi cos’è la povertà e la ricchezza, senza mai essere stati né poveri né ricchi, chiudono il loro discorso giudicandoli.
AA: In cosa si distinguono, se si distinguono, i poeti della LIPS da altri movimenti poetici contemporanei?
DB: La Lips, dopo il Futurismo e il Gruppo ’63, ha innescato il più grande e profondo mutamento della poesia italiana contemporanea. Non ha ancora prodotto nuovi poeti, anche perché i poeti presenti nella LIPS, eccetto Francesca Gironi, operavano già prima della sua nascita. Ma non credo sia nemmeno questo il punto. Lo slam è prima di tutto un’esperienza che, attraversandola, ti arricchisce.
La LIPS ha creato i presupposti per la nascita di poeti-performer, ma prima di tutto ha dato loro una palestra in cui crescere a vista d’occhio.
I Tenores di Bitti, durante un concerto, hanno raccontato come avessero imparato a cantare a tenore non da un maestro, ma dal paese stesso di Bitti, piccolo centro sardo abitato da 6000 anime, di cui 1800 cantavano a tenore, chi in modo dilettantesco chi con grande arte, in tutti gli angoli. Hanno imparato a cantare come si impara a parlare, ascoltando gli altri. Lo slam è come il paese di Bitti: un maestro collettivo. La LIPS, creando una fitta rete di relazioni e opportunità di crescita, ha permesso la creazione di quella che possiamo definire una palestra di pugilato a cielo aperto, dove s’impara salendo sul palco e vedendo gli altri slammer sfidarsi sul ring.
Che lo si voglia ammettere o no, la LIPS ha cambiato in soli quattro anni l’habitat in cui si forma e cresce tutta la poesia italiana contemporanea. E non solo quella orale, che certamente ha ricevuto un grande determinante impulso. Con buona pace di tutti, questo movimento di rinnovamento orizzontale non lo può arrestare più nessuno. Fatevene una ragione, perché tutti dovranno, sempre più, farci i conti.
AA: Torniamo ora all’aspetto organizzativo. Siete una numerosissima famiglia, come siete organizzati?
DB: Ora ti racconto. La Slam Family LIPS ha dato vita prima ad un movimento culturale che ha investito l’intero stivale, e poi ad un’associazione, strategica per la realizzazione degli obiettivi che la Slam Family si era posta.
Le date fondamentali per la fondazione della LIPS sono tre, e corrispondono alla nascita delle sue tre componenti essenziali: domenica 7 luglio 2013, giorno dell’avvio effettivo del processo di aggregazione della Slam Family; settembre 2013, mese in cui inizia ufficialmente il primo campionato nazionale della LIPS e 30 novembre 2013, giorno in cui nasce la LIPS come Associazione.
Senza Slam Family il movimento culturale e poetico del quale l’Associazione intende proporsi come promotrice procederebbe in ordine sparso, ad intermittenza, con fili internazionali sfilacciati, come accadeva prima del 2013. Senza Slam Family e movimento slam, l’Associazione non avrebbe alcun senso di esistere. Che la LIPS sia prima di tutto la Slam Family d’Italia lo dimostra anche il fatto che ha sempre operato, anche a prescindere dall’esistenza, ad essa correlata, di un’associazione di volontariato (30 nov 2013 – marzo 2016) o culturale (attiva dal 12 maggio 2017). Come ho scritto nella Guida liquida al poetry slam edito da Agenzia X nel 2016:
Domenica 7 luglio 2013 Sandron, Danieli e il sottoscritto “si ritrovano a casa di Christian Sinicco ad Aviano (Pordenone) a pranzare e a fare bisboccia. Il vino è buon consigliere: si prova di nuovo a costruire una federazione di slam italiana. Si allertano da subito al cellulare Ponte e Garau. Coloro che hanno creduto e guidato la costruzione della Lips sono stati Sinicco, Bulfaro e Ponte. A questi tre va il merito di aver realizzato la LIPS, in un processo inclusivo progressivo condiviso, avvenuto sotto la supervisione di Lello Voce e con il contributo di Sergio Garau. Ma i protagonisti (a cominciare da Giacomo Sandron, Matteo Danieli, Alessandra Racca) diventano una lista che s’allunga di settimana in settimana secondo la legge slam dell’inclusività. Trea gli altri, anche nuove leve come ScartyDoc e Nicolas Cunial al quale si deve l’acronimo.
AA: Per quale motivo, quindi, avete deciso di dare vita anche a un’associazione?
DB: Questa terza e ultima componente ha avuto un ruolo non solo di riconoscimento istituzionale, ma ha costretto la numerosa e complessa Slam family d’Italia ad adottare una prassi democratica. Questo terzo step ha determinato un passaggio di consegne dal trio di fondatori e principali coordinatori, Sinicco-Bulfaro-Ponte alla Slam Family vera e propria. Da questo momento in poi chi ha guidato la LIPS lo ha fatto al servizio di quanto la Slam family decideva all’unanimità o a maggioranza. Un esercizio di democraticità difficile, entusiasmante, talvolta logorante, che ha però permesso al gruppo di crescere ed arrivare ad essere una tra le più robuste e organizzate Slam Family mondiali.
L’anno di non esistenza di un’associazione, dovuta al passaggio da associazione di volontariato ad una culturale, anche se traumatico, ha chiarito ancora di più che la LIPS non dipende da alcun organo istituzionale; ciò nonostante, dotarsi di una propria associazione permette un’azione culturale molto più larga e profonda.
La creazione di un’associazione ha creato un misunderstand su chi siano realmente i fondatori della LIPS. Dal 30 novembre 2013 infatti, al di là dei ruoli istituzionali che le persone hanno ricoperto, la conduzione del movimento è da imputarsi alla Slam family, nella quale i ruoli di Sinicco e mio sono rimasti certamente di primo piano, ma giustamente subordinati alle scelte democratiche operate dalla Family. Il ruolo di Ponte invece è stato centrale solo nell’avvio della LIPS, poi è scemato via via fino a quando, nel maggio 2014, è uscito fuori scena per fondare un proprio campionato con Bruno Rullo. Il suo ruolo mi ricorda quello del pittore Aroldo Bonzagni nel movimento Futurista: è stato firmatario del Primo manifesto di pittura futurista, ma poi è rimasto talmente poco all’interno del movimento che nessuno lo cita più neanche come firmatario. Non arriverei a tanto ma va certamente ridimensionato.
AA: Possiamo “fare un po’ di nomi”? Oltre ai fondatori, a chi dobbiamo la nascita della LIPS?
DB: Delle centinaia di persone che hanno fatto parte o formano questa Slam Family ne andrebbero citate decine e decine. Certamente oltre ai già citati Sinicco, Garau, Voce, Cunial, ScartyDOC, Racca, Sandron, vanno valorizzate quantomeno le figure di Massimo Mirabile, Luigi Socci, Silvia Parma, Andrea Bitonto, Franco Fittipaldi, Pippo Balestra e Marco Borroni, che sono stati i più attivi nel costruire e far avviare i motori roboanti della macchina LIPS. Tra i poeti, Simone Savogin, Paolo Agrati e Francesca Gironi sono i nomi che in questi anni si sono maggiormente distinti con continuità. Agrati, in quest’ultimo anno, anche sul piano organizzativo.
Un ruolo cruciale nella Slam Family lo ha invece avuto a partire dal 30 novembre Lello Voce, “slampapi” d’Italia e Presidente onorario dell’ass. LIPS, che ha funzionato sempre da supervisore, ispiratore, attivista. Un lavoro organizzativo enorme a livello nazionale è stato compiuto negli ultimi tre anni, con e senza associazione, da Elena Gerasi.
L’altro grande nome da affiancare a Sinicco, me e Voce è senz’altro Sergio Garau, attuale guida della Slam family e Presidente in carica della nuova associazione, sempre coadiuvato, in Sardegna prima e a livello nazionale ora, dall’immancabile Giovanni Salis. La LIPS non poteva avere uomo migliore al suo volante. Garau è, dopo Voce, la figura simbolo dello slam italiano. Presente fin dal 2002 come appartenente allo storico collettivo Sparajurij prima e col proprio nome poi, è il più longevo autore slam italiano. L’unico riconosciuto come slammer anche a livello internazionale prima che la LIPS creasse tutti i presupposti per offrire, anche a Savogin, Agrati e ad altri, la possibilità di avere risonanza fuori dall’Italia.
Sergio Garau, attuale presidente della LIPS (foto di Bohdan Piasecki)
Andando a vedere nelle singole regioni, in questi primi quattro anni sono tante le persone che hanno dato e stanno dando tanto alla crescita del movimento: a partire dalla scena torinese degli Atti Impuri, passando per i collettivi ZooPalco (Bologna), PSA (Abruzzo) e I Mitilanti (La Spezia), fino ad arrivare a tutti i coordinatori e vice LIPS che si sono succeduti dal settembre 2013 a oggi. Un riconoscimento particolare va dato alla Lombardia che dalla nascita della LIPS ha funzionato da locomotiva di tutto il movimento slam: i moti culturali creati da Mille Gru di Monza, associazione che ha fatto da braccio destro della LIPS, da l’Arci Fuorirotta di Treviglio (BG), da Abrigliasciolta di Varese, da Bloom di Mezzago e da Macao di Milano, per citare le realtà più significative, hanno fornito rinnovata energia di sviluppo e ricerca.
Va detto, in ultimo, che la LIPS ha cercato da subito di essere qualcosa in più di una Slam Family. Il processo di aggregazione era spinto sia dalla volontà di confederare in un unico campionato tutte le scene e le figure più importanti dello slam italiano, sia dall’intenzione di includere tutte le persone che avessero voglia di costruire un movimento di rinnovamento della poesia, non necessariamente legata all’oralità.
Marc Kelly Smith, ideatore dello slam mondiale, durante le finali LIPS 2014 Festival PoesiaPresente (a cura di Mille Gru), foto Barbara ColomboLa giuria mentre si appresta ad assegnare una voto a una poesia – Finali LIPS 2014, Festival PoesiaPresente (a cura di Mille Gru), foto Barbara Colombo
Bibliografia consigliata
- D. Bulfaro, Guida liquida al poetry slam, Agenzia X, 2016
- AA. VV., Slam – Antologia europea, Maledizioni, 2007
- M. Borroni (a cura di), Incastrimetrici, Arcipelago edizioni, 2009 (vol. I), 2009 (vol. II), 2013 (vol. III)
Autori: Arianna Sardella, Alessandro Ardigò