In diretta su Facebook e Youtube, il 28 Maggio alle ore 18.00, i cortometraggi dei ragazzi del Liceo Russell-Fontana e molte sorprese per raccontare sospensioni, perdite ma soprattutto celebrare la ripartenza.
FFF, IL FONTANA FILM FESTIVAL 2020 & 2021: SI RINASCE E SI RADDOPPIA
Edizione doppia quest’anno per il FFF, Fontana Film Festival. Come segno di rinascita, la settima edizione (2020, cancellata per Covid) e l’ottava edizione (2021) del concorso di cortometraggi degli studenti del Liceo Russell-Fontana avverranno in un’unica sera e saranno dedicate a due persone straordinarie: Nicholas Greto, ex allievo del Liceo Artistico Lucio Fontana, e Paolo Ciocca, fondatore del Rotary Club Garbagnate Groane, entrambi scomparsi in quest’ultimo anno.
Le proiezioni andranno in scena in streaming, contemporaneamente, sulla pagina FB del FFF e sul canale Youtube, venerdì 28 maggio alle ore 18. In questa serata sfileranno i migliori cortometraggi selezionati per la vittoria finale anno 2020 e anno 2021.
Il FFF, anche se organizzato da una scuola, è tutt’altro che un festival di film “scolastici”. L’eccellenza la fa da padrona. Non a caso il Liceo Artistico di Arese ha vinto per ben tre volte l’ambito Premio Gavioli (Primo assoluto 2015, Primo assoluto 2017, Premio Gavioli Miglior Montaggio 2020), il concorso più importante riservato alle scuole superiori lombarde. Inoltre, dal 2019, il corto vincitore del FFF rappresenta l’Italia, sezione giovani, all’IFFC, Italian Film Festival di Cardiff (Galles), diretto da Luca Paci e Luisa Pèrcopo, organizzato dall’Italian Cultural Centre Wales, gemellaggio che attesta il respiro internazionale che questa manifestazione vuole avere.
Il menù della serata è da Gran Galà: oltre alla presenza della Preside Giuseppina Pelella e della vicepreside Pina Bonfiglio, ci saranno due grandi ospiti: LUCA PACI, poeta oltre che direttore artistico dell’IFFC, e LELLO VOCE, poeta di riferimento della spoken music e spoken word nostrana. Conducono con intelligenza e ironia le professoresse Cristina Bertuglia e Nadia Brivio, affiancate dal trio energizzante di studenti composto da Beatrice Lacerenza (4B), Ian Kouadio (5B) e Tommaso Gattia (5B). Tra le proiezioni sono previsti due filmati dedicati a Nicholas Greto (a cura degli studenti del Liceo Artistico) e a Paolo Ciocca (a cura del Rotary Club Garbagnate Groane). Organizzano questa doppia edizione del FFF 2020 e 2021 le classi 3B, 4B e 5B dell’indirizzo audiovisivo-multimediale, in collaborazione con il Comitato Genitori della Scuola, coordinati da il prof. Dome Bulfaro, ideatore e direttore artistico del progetto, insieme alle/agli insegnanti, prof.ssa Maddalena Monge, prof.ssa Livia Mariani, prof. Marco Zanuso e il prof. Giorgio Brambilla, quest’ultimo storico Presidente di Giuria degli Studenti. Referente per i genitori, Elena Campadelli, Presidente del Comitato Genitori Russell-Fontana. Chiude la squadra organizzatrice del FFF Matteo Andrian, ex studente del Fontana.
Da quest’anno poi, il Fontana Film Festival ha un sostenitore d’eccezione: il Rotary Club Garbagnate Groane, anch’esso profondamente legato alla figura di Paolo Ciocca, che negli anni si è molto prodigato affinché gli studenti del Liceo Russell-Fontana avessero grandi opportunità di crescita.
Per sapere quali cortometraggi e studenti si aggiudicheranno gli 8 Premi totali in palio: Fontana d’Oro d’Argento, di Bronzo, sia per l’anno 2020 e sia per l’anno 2021, assegnati dalla Giuria Studenti, Premio “speciale genere” da quest’anno intitolato a Paolo Ciocca e che sarà assegnato dagli ospiti Lello Voce e Luca Paci e Premio del Pubblico da quest’anno intitolato a “Nicholas Greto”. Vi aspettiamo numerosi per festeggiare insieme la ripartenza e celebrare il talento dei nostri promettenti filmmakers!
Venerdì 28 maggio alle ore 18, in streaming, in contemporanea su facebook
(diretta accessibile a anche per chi non è iscritto a FB)
https://www.facebook.com/FFF-Fontana-Film-Festival-793604804148811
e sul canale Youtube
https://www.youtube.com/channel/UCc4e6VQTmvH13yIQ77ocAhA
Info e promozione dell’evento si può seguire su
Faceboook FFF: https://www.facebook.com/FFF-Fontana-Film-Festival-793604804148811
Instagram FFF: https://www.instagram.com/fontana.film.festival/
Ma anche sui Social media Liceo Russell-Fontana
Facebook: https://www.facebook.com/liceo.bertrandrussell
Instagram: https://instagram.com/liceorussellfontana?igshid=5ztqxfxpkuk9
Twitter: https://twitter.com/LiceoFontana?s=03
Siti ufficiali organizzatori
http://www.russell-fontana.gov.it/
www.genitorirussellfontana.altervista.org
Siti Partner
Rotary Club Garbagnate Groane: http://www.rotarygarbagnate.com/
IFFC, Italian Film Festiva di Cardiff: https://www.iffc.wales/?lang=it
La poesia orale e performativa degli anni Duemila
Referente: prof. Stefano Colangelo, Università di Bologna
Organizzatori: dott. Riccardo Frolloni, Università di Bologna; dott. Alessandro Ludovico Minnucci, Zoopalco, University of Chicago
Programma
MATTINA / Chair: Alessandro Ludovico Minnucci / Respondents: Stefano Colangelo, Riccardo Frolloni
10:15-10:30 Saluti istituzionali
10:30-11:00 APERTURA a cura di Dome Bulfaro, Mille Gru e Wow Incendi Spontanei, Amare la poesia a scuola:
Poetry slam e altri laboratori controcorrente
11:00-11:20 Gabriele Frasca, Università di Salerno, Le parti in Commedia
11:20-11:40 Paolo Giovannetti, Università IULM – Milano, Il parallelismo come artificio metrico 'orale'
11:40-12:00 Q&A
12:00-12:20 Valentina Panarella, Università di Siena, Dal palcoscenico al verso: sull'oralizzazione esogena ed
endogena
12:20-12:40 Marilina Ciaco, Università IULM – Milano, I confini del performativo: virtualità, materialità, coralità
12:40-13:00 Q&A
POMERIGGIO / Chair: Riccardo Frolloni / Respondents: Stefano Colangelo, Alessandro Ludovico Minnucci
15:00-15:20 Eleonora Fisco, Direttivo LIPS, Frame analysis del poetry slam
15:20-15:40 Carola Borys, Università di Siena-Université de Paris 3, Alcune considerazioni sull'Instapoetry e sulla forma-libro
15:40-16:00 Q&A
16:00-16:20 Luca Rizzatello e Angela Grasso, Ophelia Borghesan, L'instapoesia è negli occhi di chi guarda
16:20-16:40 Fabrizio Venerandi, Independent Scholar, Il codice informatico come performer poetico
16:40-17:00 Q&A
17:00-17:20 Wissal Houbabi, Independent Scholar, Vivere in between e scrivere con i piedi
17:20-17:40 Francesco Terzago, Mitilanti, Poesia di strada: fenomeno italiano tra performance e muralismo
17:40-18:00 Q&A
18:00-18:20 Tommaso Di Dio e Giuseppe Nibali Guzzetta, Ultima, Ricomposizione, frammenti: l’azione Ultima
18:20-18:40 Toi Giordani e Eugenia Galli, Zoopalco, Processare la poesia
18:40-19:00 Q&A
19:00-19:30 CONCLUSIONE a cura di Alberto Bertoni, Università di Bologna, Poesie della voce e del gesto
Link Microsoft Teams:
Giovedì 29 e venerdì 30 aprile 2021 si tiene un festival internazionale con grandissimi poeti a cui Dome Bulfaro ha l’onore di essere stato invitato: ci sono tra gli altri diversi autori pubblicati da Edizioni Mille Gru e a Simona Cesana è stato chiesto di presentare una delle due giornate:
https://www.facebook.com/events/578242673080470/
“Red Carnation Festival”
Giovedì 29 e venerdì 30 aprile, con il programma che inizia alle 20:00 BST (ore 21 in Italia) e termina alle 23:45 BST (24.45 in Italia).
Copertina per i social media di Isabel del Rio.
I San Francisco Revolutionary Poets e il World International Poetry Movement, con questo invito al Red Carnation Festival, hanno onorato me come poeta e tutto il lavoro di Mille Gru.
Tra questi grandissimi poeti internazionali ci sono diversi autori pubblicati da Mille Gru (Ziba Karbassi, Tania Haberland, Cristina Viti, Stephen Watts o che abbiamo ospitato come Niger Hasan-Zadeh). A Simona Cesana, colonna portante di Mille Gru, è stato chiesto di presentare la giornata del 29 aprile.
Siamo molto molto felici e grati di questo straordinario invito.
DESCRIZIONE EVENTO
Unisciti virtualmente e ascolta il "Red carnation Festival" di Londra che ospiterà alcuni dei poeti internazionali più illustri e impegnati. Attraverso il linguaggio della poesia questo festival promuove il multilinguismo e il multiculturalismo e continua la lotta contro il fascismo.
Il festival prende il nome dalla “Rivoluzione dei garofani” iniziata il 25 aprile 1974 in Portogallo, con un colpo di stato che rovesciò la dittatura fascista del presidente Salazar.
Trentacinque eccezionali poeti internazionali, scrittori di narrativa, sceneggiatori, grafici, traduttori, artisti visivi, musicisti, editori e attivisti prenderanno parte, leggeranno le loro poesie e i loro racconti da tutto il mondo: Stati Uniti, Galles, Germania, Italia, Macedonia, Azerbaigian, Svezia, Regno Unito e altri paesi.
L’organizzazione è onorata di avere tra gli ospiti il celebre poeta americano Jack Hirschman, poeta emerito laureato della città di San Francisco, il quale dirige il comitato di coordinamento del World Poetry Movement. L'evento sarà dedicato alla memoria del poeta e critico britannico Sean Bonney scomparso nel 2019.
Il “Red Carnation Festival” si svolgerà in diretta su Facebook, giovedì 29 e venerdì 30 aprile, con il programma che inizierà alle 20:00 BST (ore 21 in italia con apertura delle porte virtuali alle 19:45 BST - 20.45 ora italiana) e terminerà alle 23:45 BST (24.45 ora italiana)
Domenica 21 marzo Dome Bulfaro partecipa al Festival della poesia di Monza.
Alle 17 con l'intervento “Poetura. La poesia che cura intenzionalmente la natura”.
Festival della Poesia di Monza
I poeti della seconda edizione
Domenica 21 marzo 2021
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA POESIA
I poeti della seconda edizione del Festival
MAURIZIO CUCCHI – DOME BULFARO – PATRIZIA BURLEY LOMBARDI – TIZIANA CERA ROSCO – TIZIANO FRATUS – GIOVANNA FRENE – GIOVANNA IORIO – LAURA PUGNO – MARIA PIA QUINTAVALLA – DAVIDE RONDONI – MARCO SONZOGNI
Poesia e Natura, il tema scelto per questa edizione. Quale contributo può venire dalla poesia?
I poeti possono fare tanto perché sono custodi di una cultura permanente che non inquina, non distrugge, non brucia, non uccide, ma osserva, comprende, conserva, non spreca e dà spazio alla parte migliore dell’umanità cosicchè come scrive William Shakespeare “questa nostra vita, via dalle folle, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.”
“L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore. Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto:
Come potrebbe tornare a essere bella, scomparso l’uomo, la terra”. (1972, dalla raccolta Res Amissa).
Antonetta Carrabs Presidente La Casa della Poesia di Monza
Elisabetta Motta Vice Presidente La Casa della Poesia di Monza
Iride Enza Funari Responsabile media communication
Tiziana Achilli Responsabile stampa – comunicazione
I contributi dei poeti che aderiranno al Festival saranno pubblicati:
canale youtube La Casa della Poesia di Monza
pagine social facebook, instagram e twitter
Sito: www.lacasadellapoesiadimonza.it
La poesia e il racconto kintsugi corrispondono ad una tecnica di scrittura e di scrittura terapeutica innovativa, che ho ideato nel gennaio del 2017 e che ho già sperimentato, ottenendo notevoli risultati, sia con i bambini che con gli adulti.
Il corso è rivolto a chi vuole fare o farsi del bene, usando la scrittura come strumento per riflettere su di sé, ricucendo e risanando esperienze critiche e disagi che hanno provocato fratture interiori.
PoesiaPresente LAB, propone ONLINE, su Zoom, questo Corso di poesia e racconto kintsugi, in due edizioni identiche
La prima avverrà ogni venerdì ore 20-22 a partire dal 26 febbraio, per 8 appuntamenti (CORSO COMPLETO)
La seconda avverrà ogni martedì, ore 20-22 a partire dal 2 marzo, per 8 appuntamenti (ISCRIZIONI APERTE)
"Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi."
GIORNATA DELLA MEMORIA, NESSUNO VENGA MENO A QUESTO IMPEGNO
Se questo è un uomo di Primo Levi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Ha chiesto di intervistarmi presso PoesiaPresente LAB, la Scuola di Poesia che ho fondato con Simona Cesana, attualmente chiusa al pubblico. È in gamba e ha quel bagliore negli occhi che ti fa dire "con quella luce puoi camminare anche dove la notte è più fonda". Si chiama Matteo Allievi, ha 23 anni, ed è iscritto al master della scuola di giornalismo UAM-EL PAÍS di Madrid, per la quale ha realizzato questa intervista.
Matteo Allievi
Monza – 10 Gennaio 2021
Artista e professore, Dome Bulfaro (Bordighera, 1971) è uno dei pionieri della poesia terapia in Italia. Dopo aver rappresentato per diversi anni la poesia italiana nelle competizioni letterarie di tutto il mondo, l’anno scorso ha fondato con l’associazione culturale no profit Mille Gru la prima scuola di poesia terapia del paese a Monza, a pochi chilometri da Milano. Lo stop provocato dalla pandemia di coronavirus non ha fermato le sue ambizioni. Per l’anno nuovo, Dome ha preparato insieme alla sua squadra una vasta gamma di attività, da dibattiti sul suono della parola a laboratori sulla scrittura terapeutica, per tutti coloro che vogliono trovare nella poesia sia “uno strumento per conoscere meglio se stessi” che “un canale di evasione in questi tempi turbolenti”.
“Nella poesia terapia, lo strumento principale per raggiungere e preservare il benessere di una persona è la poesia. Questo canale privilegiato viene adottato in tutte le sue modalità espressive (ascolto, lettura, composizione, riflessione a partire da un testo)”. Dome racconta che le origini della poesia terapia risalgono agli anni ’30 del secolo scorso, quando il farmacista e avvocato Eli Greifer riuscì a dimostrare per la prima volta il potere curativo della poesia. Nonostante ciò, il riconoscimento professionale della figura di poeta terapeuta arrivò soltanto quarant’anni dopo: Ruth Lisa Schechter, lavorando con pazienti vittime di incesto e di stupro, fu la prima poetessa terapeuta ufficiale. In Italia, la Poetry Therapy fu introdotta da Antonella Zagaroli nel 1992, sebbene iniziò ad avere una certa divulgazione solo a partire dal 2019, grazie alla pubblicazione del manuale Poetry Therapy, teoria e pratica di Nicholas Mazza (2019, Mille Gru) e alla nascita della rivista Poetry Therapy Italia (2020, Mille Gru).
Secondo Dome, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, le parole dei poeti possono aiutare ad alleviare il nostro malessere generale, fino a trasformare la vulnerabilità in un punto di forza. “Stando a casa, possono accadere due cose. Puoi soffrire la costrizione dello stare in casa e questa sofferenza ti porta ad uscire da te stesso. Ma per molti, invece, può essere un momento in cui, finalmente isolati, si riesce a entrare in contatto con sé stessi e, con l’aiuto della poesia, trasformare l’isolamento in solitudine. Il poeta sarà il tuo compagno di viaggio, che ha vissuto la tua stessa esperienza e ha trovato le parole per esprimere le tue stesse emozioni”.
Dome ribadisce che durante le sessioni di poesia terapia non gli interessano il valore letterario del contenuto prodotto e l’aspetto estetico del paziente, ma la qualità del suo intervento e il suo sforzo per riconoscere i propri traumi e superarli. “Se scrivo una brutta poesia, ma questa poesia mi permette di riarmonizzarmi e di ritrovare un mio equilibrio fisico o mentale, ho scritto la migliore poesia del mondo”.
Poche settimane dopo l’apertura al pubblico, lo scorso marzo la scuola Poesia Presente LAB ha dovuto interrompere le proprie attività a causa del lockdown. “Abbiamo dovuto riprogettare tutto quello che avevamo pensato. La scuola offre corsi di scrittura poetica, poesia performativa e poesia terapia ma, data la situazione, abbiamo concentrato tutte le energie sulla poesia terapia”. Tra le grandi scommesse dei prossimi mesi spicca un corso in presenza – nel totale rispetto delle normative anticovid – di poesia kintsugi. “Si tratta di una tecnica che traduce in versi e in prosa un’antica arte giapponese, che consiste nella riparazione di oggetti di ceramica e che ha finito per convertirsi in una filosofia di vita, in virtù della quale, davanti alle avversità e agli errori, bisogna rialzarsi e ricucire le cicatrici”.
Parallelamente, la scuola ha in programma anche una serie di corsi telematici, come un laboratorio di tarocchi poetici e uno dedicato all’opera di Dante Alighieri, il padre della lingua italiana. Dome la considera un’opportunità unica per scoprire le mille facce della poesia terapeutica e immergersi in tutti i suoi segreti. “Bisogna restituire alla quotidianità la sua dimensione poetica. La poesia è una dimensione propria e specifica dell’uomo. Deve essere letta sui sacchetti del pane e incisa sui tovaglioli di carta, perché appartiene a tutti”.
Poesia Presente LAB, Monza.
Un altro versante fondamentale del programma di formazione avviato dalla Poesia Presente LAB è la collaborazione con le scuole, alle quali Dome affida una responsabilità enorme per avvicinare i giovani alla poesia. “Non mi piace ricadere nel luogo comune secondo il quale gli insegnanti di italiano rovinano il rapporto tra adolescenti e poesia. Ci sono tantissimi grandi appassionati. Quello che manca è una formazione che permetta agli insegnanti di veicolare ai ragazzi la loro passione. È come se ci fossero due canali che però non sono sulla stessa frequenza, come spesso accade nel rapporto tra genitori e figli. C’è quel momento in cui le due età parlano lingue diverse e non riescono a trovare uno spazio di condivisione o di nutrimento. Sono sullo stesso tavolo ma hanno la schiena rivolta l’una contro l’altra. Bisognerebbe invece ricollocarli l’uno di fronte all’altro”.
Bio
Matteo Allievi è laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione presso l'Università degli Studi di Milano. Precedentemente ho scritto sul web per Lo Sbuffo, Libero Pensiero e IdressItalian.
Poesia tratta dall'antologia "Il volo del Calabrone", antologia di poesia performativa a cura de "Gli Ammutinati", Trieste, 2008.
Un progetto di poesia performativa che includeva Dome Bulfaro, Silvia Cassioli, Matteo Danieli, Luigi Nacci, Adriano Padua, Luciano Pagano, Furio Pillan, Silvia Salvagnini e Christian Sinicco. Postfazione di Gabriele Frasca.
#DomeBulfaro #PoesiaPresente #Poesia #PoetryTherapy #PoesiaTerapia #Kintsugi #SlamPoethry #Art #PerformanceArt #VisualArt #Performer #LuigiNacci
Il video “Verso di qua Verso di là”, a cura della RSI, Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana - senz’altro uno dei migliori prodotti audiovisivi sullo slam usciti negli ultimi anni - e l’intervista che Luna Luciano mi ha fatto per la sua tesi di laurea, oltre ad essere nati nello stesso giorno, il 20 ottobre 2020 a Roma, sono maturati nello stesso periodo e usciti quasi in contemporanea. Ha senso continuare a non separare queste due esperienze, che sembrano nate per restare insieme: vi auguro quindi buona visione e buona lettura.
“Questo sarà il secolo della poesia”
Intervista a Dome Bulfaro di Luna Luciano
Dome Bulfaro è un poeta e performer, tra i più attivi nello sviluppo della poesia performativa. Ha ideato e cofondato la LIPS, Lega italiana poetry slam e ha raccolto le storie del fenomeno internazionale dello slam nel libro Guida liquida al poetry slam (2016). È stato tra i primi in Italia a sviluppare e diffondere la poetry therapy ed è ideatore e direttore di PoesiaPresenteLAB, Scuola di poesia. L’intervista riportata di seguito si è tenuta a Roma, il 20 ottobre 2020, prima che Bulfaro conducesse, con Marco Miladinovic, come MC, il poetry slam “Verso di qua Verso di là” organizzato al Monk dall’Ambasciata Svizzera di Roma, con direzione artistica di Lello Voce.
Leggendo Il pubblico della poesia Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli sostenevano che l’unico pubblico rimasto ai poeti fossero i poeti stessi. Siamo davanti al clichè del lettore-poeta. Il poetry slam ha disinnescato questo circolo vizioso del poeta che legge ad altri poeti? Ed è veramente necessario ampliare questo “pubblico”?
Sicuramente il poetry slam smonta questo meccanismo andando a creare un pubblico di massa della poesia che prima non esisteva. In un’intervista del 1966 a Eugenio Montale, a cura di Leone Piccioni per la Rai, alla domanda se esistesse un pubblico della poesia, Montale risponde che ne dubita affermando che il pubblico dei poeti è composto dai poeti stessi. Condizione che, almeno in Italia, non è cambiata per tutto il Novecento. I primi a porsi seriamente il problema del pubblico della poesia, come un problema da affrontare e risolvere, sono stati i poeti del Gruppo ’93, gruppo non a caso fondato tra gli altri anche da Lello Voce, lo slampapi d’Italia, che ha importato lo slam nel nostro paese nel 2001. Il fenomeno è però restato verticale fino alla nascita della LIPS nel 2013. Con la Lega Italiana Poetry Slam (LIPS) il movimento slam italiano si è affermato anche come fenomeno orizzontale, andando finalmente a creare una pubblico su larga scala.
Ciò che Mark Kelly Smith ha tentato di compiere in America, prima con la fondazione del suo gruppo di poeti performer, il Chicago Poetry Ensemble (1985), che si esibivano tutti i lunedì nel Monday Night Poetry Reading presso il Get Me High Lounge e poi, ogni domenica sera, presso il Green Mill con l’ideazione del poetry slam domenica 20 luglio 1986, è stato quello di restituire un pubblico alla poesia che non fosse composto di pochi, sparuti, poeti. Smith, frequentando i reading dei poeti laureati, si era reso conto non solo di quanto le loro letture fossero noiose, ma quanto la poesia fosse stata posta da questi poeti accademici in una zona elitaria, lontana dalle persone comuni. La poesia invece, secondo Smith doveva essere un bene comune condiviso da tutti. Da qui nasce uno dei principi fondamentali dello slam:la poesia è un diritto di tutti.
Nell’ultimo libro sullo slam che ho curato, Voice Waves / L’onda della voce (Mille Gru, 2020), delineo una Carta dei Diritti Costituzionali espressi dallo slam e i principi filosofici. Il poetry slam non va considerato solo in quanto gara di poesia, format e fenomeno estetico, ma anche come fenomeno sociale, politico, rituale, filosofico. Quando parliamo di poetry slam dobbiamo essere consapevoli che stiamo ragionando di un fenomeno stratificato che svolge più ruoli e funzioni. Nel poetry slam la poesia torna ad essere un fatto sociale, con la parola “fatto” intendo recuperare la radice etimologica del fare poesia, il verbo greco poiéin (ποιέιν, fare) da cui deriva. C’è nello slam intrinseca l'idea di recuperare la funzione sociale e catartica della poesia, come accadeva in quella greca, nel nesso che c’è tra chi interpreta il testo e chi ne fruisce. Gli ingredienti essenziali che hanno permesso di “ricostruire” il pubblico della poesia sono stati due: l’interattività e il ruolo da protagonista del pubblico. Il pubblico non è composto da spettatori passivi da intrattenere con la spettacolarizzazione, il pubblico è posto volutamente al centro dell’agire poetico; così facendo la poesia ritorna a svolgere il suo ruolo di medium che celebra di fatto il nuovo matrimonio, direi rinnovamento di matrimonio, tra poeta e pubblico.
E’ interessante che ad oggi si pensi al libro (l’oggetto-libro) come unico medium di poesia, invece in questo caso a sua volta è la poesia ed essere mezzo di se stessa, dunque?
Sì, la poesia torna ad essere anche medium di se stessa, attraverso la voce del poeta, che le dà respiro, corpo, sangue insieme al pubblico, nella relazione poeta-pubblico la poesia torna ad essere un luogo comune. Intendo non la sterilità di un principio, ma un luogo che finalmente ricostituisce il luogo della poesia, un luogo comune. La poesia è nata per vivere sia nell’intimità del sé che nella comunità del sé. In questo senso potremmo dire che la poesia è un principio generativo di comunità. Lo è sempre stato nelle culture orali. Lo slam ce lo ha ricordato.
Per quanto riguarda l’editoria che rapporto si è instaurato con il poetry slam? Chi fa slam poi pubblica libri di poesie? O su carta, cambiando appunto il medium, verrebbe meno la poeticità e il senso della poesia?
In realtà in Italia un’editoria legata a poeti che hanno attraversato il mondo del poetry slam non esiste a eccezione dello straordinario lavoro fatto dal collettivo storico torinese Sparajurij, in sinergia prima con la casa editrice No Reply e la rivista “Atti impuri” e poi con Miraggi edizioni, che ha proseguito la pubblicazione della rivista e che ha avviato la collana Voci. Poi c’è la mia casa editrice Mille Gru, di Monza, legata all’omonimo collettivo storico che, come Sparajurij, tanto ha fatto per il movimento slam. Nella collana multimediale PoesiaPresente pubblichiamo dal 2008 poeti orali internazionali come l’iraniana Ziba Karbassi, l’inglese Stephen Watts, la sudafricana Tania Haberland, l’italiano Simone Savogin ed ora ha appena curato il libro Voice Waves. Un lavoro molto importante lo sta facendo Squi[libri], editore romano, con la collana multimediale Canzoniere, e sicuramente la milanese Agenzia X, che oltre a curare i libri legati al Premio Dubito hanno voluto pubblicare Guida liquida al Poetry Slam. In questi ultimi due casi gioca un ruolo fondamentale, da battitore libero, il poeta Lello Voce.
Comunque sia, nonostante il fenomeno dello slam si sia ormai ampiamente affermato e si sia ritagliato la sua fetta di mercato, le opportunità editoriali per chi fa poesia orale, a parte il settore poesie per bambini, sono ancora poche. Una prima ragione la si può trovare proprio nel fatto che nella poesia performativa il testo viaggia principalmente, per dirla con Gabriele Frasca, «di fiato in fiato, di corpo in corpo», il testo nello slam prima di tutto si genera e s’incarna nel poeta che lo interpreta nel qui e ora; inoltre va detto che spesso il testo presentato nello slam è transmediale, ovvero è un testo che si sviluppa e adatta a più media (carta, cd, dvd, online). La sua vera natura è quella di balzare fuori dalla pagina scritta e quindi fuori dalla Letteratura. Un testo orale, come lo sono i migliori testi proposti nel poetry slam, non si esaurirà quasi mai solo nel testo scritto, perché la sua prima vera pubblicazione avviene dal vivo. Quando rendo pubblico il mio discorso in realtà lo sto pubblicando, impressionando nell’anima di chi lo ascolta. L’evoluzione continua di questa transmedialità in termini di comunicazione da un lato è un punto di forza del testo orale, dall’altro mette in difficoltà le case editrici perché le costringe a riprogettarsi in tempi sempre più stretti nei media da utilizzare per veicolare al meglio l’opera.
Quando il poetry slam nasce è scandalo nel mondo accademico e tra i critici, esiste ancora una linea di demarcazione, di contrapposizione così netta e precisa?
Benché esista ancora una contrapposizione con il mondo accademico, secondo me oggi è decisamente diminuita. Personalmente ho lavorato molto in questi anni per far sì che questo accadesse. Ci sono festival tradizionalmente collegati alla poesia lirica, intimista e non performativa, che si sono assolutamente aperti, commissionando slam, penso prima di tutto ad esempio al Festival internazionale “Europa in versi”, per cui ho curato l’“International poetry slam” nel 2018 e nel 2019.
Oggi lo slam vive ancora questo rapporto conflittuale con il mondo “accademico” o si è lasciato alle spalle questa contrapposizione? Che rapporto ha dunque con la critica?
Sicuramente nel 2016 la situazione era così come l’ho descritta nel libro, ad oggi nel 2020, dopo quattro anni dalla sua uscita, credo di poter dire che siamo entrati in un’altra fase, più dialogica, anche se i pregiudizi da eliminare nei confronti di chi fa poesia orale sono ancora tanti. Le due fazioni ovvio non si amalgameranno mai, i due corsi d’acqua non troveranno mai una perfetto confluire, anche perché i “poeti di carta” dovrebbero ammettere e accettare di buon grado che la Letteratura è un affluente, per quanto decisivo per molti secoli, della poesia orale. La sorgente della poesia è orale, come orale è il suo fiume principale.
Ciò che purtroppo continua a mancare è la capacità critica di leggere un testo performativo, mancano alla maggior parte dei più ferrati critici letterari proprio le basi di come approcciare criticamente ad un testo performativo. Ancora oggi, in modo del tutto inappropriato, si usano criteri per la lettura critica di un testo performativo, che vanno bene per il testo letterario (scritto) ma non per un testo performativo (orale).
In Letteratura circostante di Simonetti, nel saggio introduttivo si afferma l’idea che la Letteratura, e forse vale ancor più per la poesia, fatichi a rimanere solo un testo scritto e che abbia bisogno con sé di forme comunicative immediate come un’immagine, la musica e a questo punto anche l’arte performativa. Lo slam nasce da questa commistione? Possiamo definirla veramente una forma ibridata, se è così quanto è importante questa ibridazione?
Quando parliamo di performance poetry, parliamo sostanzialmente di Spoken word e Spoken music, che sono arti che vanno già oltre la Letteratura. La performance poetry, a sua volta, si colloca all’interno di ciò che noi chiamiamo poesia orale, nella quale rientrano anche altre forme e nuovi forme di poesia crossover, termine che preferisco rispetto alla parola “ibridazione”. La letteratura, che nasce e si afferma con la rivoluzione gutenberghiana, rappresenta oggi una delle opzioni mediatiche per comunicare il testo poetico. Per alcuni poeti resterà l’unica, per altri sta diventando una delle possibilità. Quando, ad esempio nel 2005 Lello Voce, ha pubblicato Fast blood solo in CD, con libretto allegato, e non con libro + CD, ha affermato implicitamente che i poeti non vedono più il libro come mezzo di trasporto-supporto principale delle parole poetiche. Molti poeti internazionali che arrivano dallo slam utilizzano solo il video su internet (YouTube, Vimeo, …) per veicolare la propria poesia performativa. La poesia performativa dal vivo è una produzione poetica audiovisiva in 3D, polisensoriale. Gabriele Frasca nel libro La lettera che muore ricostruisce molto bene la genesi della letteratura e la sua relazione “nel reticolo mediale” odierno. Se dovessimo rispondere a queste tue domande tenendoci all’interno di un contesto che contempla la poesia orale primaria e secondaria – vedi Havelock, Ong –, dovremmo parlare più che di “ibridazione” o “commistione”, di ritorno della poesia alla sua dimensione originaria. Quello che realmente sta succedendo è che si sta tornando a cercare un contatto con la propria voce originale nell'originario. Dopo secoli di Letteratura la dimensione originaria e originale tornano nella poesia, in modo evidente, a coincidere.
Sempre un poeta che nasce nel poetry slam Alessandro Burbank in un’intervista rilasciata a Francesca Sante parla di un suo progetto di portare la poesia nelle istituzioni perché «la poesia non ha una sua istituzione. [...] la poesia non è liquida. La mia intenzione era di portarla nelle istituzioni» come se la poesia non avesse un vero e proprio luogo o istituzione, con il poetry slam cosa cambia, è la stessa cosa?
La poesia orale è fluida, anzi a dirla tutta, essendo fatta d’aria, è gassosa. Se dovessimo guardare alla performance poetry come arte dello spettacolo, anche restando fedeli alle riflessioni di Paul Zumthor, uno dei maggiori studiosi della voce in relazione alla poesia orale, potremmo dire che la poesia ha da sempre un luogo a lei deputato: il teatro. Ma come dicevo, la poesia orale è gassosa, specie nel poetry slam che ha due luoghi perfetti per lei: “l’ovunque” e, prendendo in prestito un verso di Claudio Recalcati, “un altrove qualunque”. Ovunque si può accedere ad un altrove, dimensione che in relazione all’ordinario è propria della poesia, qualunque sia la forma, lo stile, l’argomento, a patto che questo qualunque non venga tramutato in qualunquismo.
Lo slam va a smontare la certezza che esista un unico luogo deputato. Infatti si fanno slam in chiese consacrate, sconsacrate, nei negozi, bar, teatri, in strada…ovunque appunto. Questa molteplicità è importante che ci sia per far sì che la comunità non sia solo orizzontale ma anche verticale. È importante che ci siano tanti slam che fanno vibrare alla base le corde del territorio e slam che sappiano dialogare con le grandi istituzione, come accade stasera (20 ottobre 2020) in cui tra un'oretta inizierà uno slam promosso dall'ambasciata Svizzera, che ho l’onore di co-condurre con Marko Miladinovic. È fondamentale per la crescita artistica di un movimento slam nazionale che si organizzino slam internazionali di qualità, anche tra due paesi italofoni come avviene questa sera (Svizzera-Canton Ticino e Italia).
Nel poetry slam, in generale esistono due tipi di comunità. C’è una comunità temporanea, che a grandi linee corrisponderebbe alla Temporary Autonomous Zone (TAZ) di Hakim Bey, che ad esempio si comporrà stasera con questo slam, e poi c’è una seconda comunità: la slam family, che è la parte fondante, l'hardware della comunità slam. Non si può parlare di luoghi senza parlare di comunità, perché la comunità, in quanto parte costituente del logos, è essa stessa “luogo” per eccellenza dello slam.
Esistono invece dei rischi nello slam? All’interno di Guida liquida riporti i pro e contro del poetry slam. Tra i più celebri Harold Bloom in un suo articolo critica aspramente il poetry slam. Ad esempio chiunque faccia poetry slam può essere appellato “poeta”?
È chiaro che Harold Bloom non ha mai compiuto in vita sua nessun training per arrivare a fare poesia performativa di qualità. Non sa quanto lavoro e sapienze artistiche si debbano acquisire per mettere a punto un corpo che sappia coniugare poeticamente a meraviglia il linguaggio verbale con quello non verbale. Quando non si conosce bene un argomento bisognerebbe avere l’umiltà di astenersi oppure avere la cura di esprimersi con la massima cautela. In Italia Maurizio Cucchi, in un articolo sul Corriere della Sera, critica ferocemente i poeti che attraversano l’esperienza slam, senza sapere nemmeno come si scrive correttamente la parola slammer.
Ma torniamo alla domanda relativa a chi può essere appellato come “poeta”, la quale non può essere però disgiunta da un’altra domanda: “chi ha il diritto di appellare come poeta una persona?”. Vorrei risponderti attraverso un parallelismo con il mondo del calcio. Come sai esistono calciatori di terza categoria e calciatori di Serie A, ma tutti quando praticano il calcio vengono chiamati calciatori. Nel processo di democratizzazione della poesia è inevitabile che si democratizza anche la figura del poeta e il suo ruolo sociale. Ogni persona ha il diritto, anche solo per una sera, di essere appellato con il nominativo di poeta. Possiamo affermare, in senso lato, che colui che fa poesia è poeta in quel breve momento, così come un uomo che gioca nelle categorie dilettanti è un calciatore nel momento in cui gioca una partita di calcio del suo campionato corrispondente. Dovremmo ripensare il ruolo identitario del poeta, non come un ruolo ma come una condizione impermanente che in alcune persone diventa una condizione così costante da assurgere a status sociale. Ma anche chi acquisisce questo status permanente è sempre sottoposto al distinguo tra fare il poeta e essere poeta. Lo slam, fenomeno orizzontale, afferma dal basso che tutti hanno il diritto di riconoscere a una persona il ruolo di poeta, mentre il mondo accademico della poesia, fenomeno verticale, afferma dall’alto, che l’unico che può riconoscere a una persona il ruolo di poeta è solo colui che entra a far parte del mondo accademico ed elitario.
Sempre per approfondire le diverse forme poetiche ho letto il Manifesto del Movimento per l’Emancipazione della Poesia (il MeP) e qui si dichiara che l’intento è quello di affrancare ed emancipare la poesia «da quella che è un sistema editoriale, accademico e si propone quale rete alternativa di creazione e diffusione di poesia contemporanea». Il poetry slam quindi è anch’esso un militante poetico?
Lo slam è un atto politico e sociale, quindi è “militante poetico”. Inoltre è interessante osservare che la sua natura è ossimorica; è un rito in cui convivono costantemente visioni e situazioni opposte. Nel giro di pochi minuti, ad esempio, si può passare dal vivere la dimensione pagana al vivere la dimensione sacra della poesia: quando un poeta declama si è spesso immersi in un silenzio di ascolto intenso, non altrettanto facile da ravvisare nei reading. Durante uno slam ti rendi conto di quanto non solo la poesia ma la sua dimensione sacra, non risiedono solo nel testo poetico che viene letto ma anche nella relazione empatica che si crea tra chi dice e chi ascolta.
Creando un questionario da sottoporre ad un potenziale pubblico di lettori e non lettori, ho posto una domanda riguardo i nuovi strumenti mediali “Pensi che i nuovi mezzi di comunicazione aiutino la poesia?” al momento con 250 risposte, siamo ad un 50% di risposte positive ed un 50% di risposte negative. Il poetry slam come si pone nei confronti dei nuovi strumenti di comunicazione, ho visto ad esempio che siete molto attivi su Instagram, qui potremmo anche parlare, volendo, degli Instapoet.
La rinascita e la divulgazione della poesia sono passate anche attraverso il web. Non è un parere ma un fatto inconfutabile. Molte nuove forme di poesia si stanno sviluppando dalle specificità dei media che si utilizzano, la crescita esponenziale dell’interesse per la poesia dipende dal web. Basti pensare al ruolo che i blog hanno avuto per i poeti nati negli anni Settanta.
Nello specifico del poetry slam da qualche anno si sono sperimentate alternative anche online di slam più o meno legittime e riuscite. La pandemia ha solo dato un’accelerazione esponenziale, su un processo che era già in atto, anche se a mio avviso lo slam è un format che funziona al meglio se in presenza. Si può vedere del teatro anche in tv ma la sua dimensione ideale resta quella dal vivo. Lo stesso principio vale per il poetry slam. Tuttavia quando parliamo di poesia orale o meglio di oralità secondaria, bisogna aver chiaro che la dimensione online rientra di fatto come uno degli aspetti dell’oralità secondaria. Ci sono poeti che costantemente condividono sul web le proprie e altri composizioni poetiche attraverso blog, social medium (Facebook), servizi di notizie e microblogging (Twitter),servizi di rete sociale (Instagram) e supiattaforme (Tumblr, YouTube,Twitch), adattandosi alle specifiche modalità espressive e fruitive del medium scelto. Gli instaport hanno il merito di aver saputo intercettare il pubblico web meglio degli altri e, con i loro versi validi o meno, hanno rilanciato come lo slam un fortissimo interesse dei giovani verso la poesia. Si può entrare in merito alla qualità delle singole ricerche artistiche di Rupi Kaur, Tyler Knott Gregson, Robert M. Drake, Amanda Lovelace, Guido Catalano, Silvia Ciompi, ma eviterei di condannare un processo che, di fatto, riporta i giovani ad amare tutta la poesia, compresa quella dei classici. Lo slam dal vivo e gli instapoet online rappresentano due fenomeni che sono riusciti laddove le scuole superiori e l’università hanno fallito per decenni: far amare la poesia ai giovani. Il problema è sempre la qualità della ricerca e la consapevolezza di ciò che uno compie rispetto al medium che utilizza per esprimersi e comunicare. Il problema è sempre di come coniughi la profondità con la superficie.
Abbiamo fino ad adesso parlato di Poesia, ma ad oggi qual è il suo stato di “salute” siamo di fronte ad una Rinascita della poesia? Capita ad esempio che rispetto ad anni fa ci siano degli articoli di giornale che parlano delle nuove forme poetiche, magari in sfavore, ma almeno si torna parlare di poesia ?
La poesia ha finito di essere la Cenerentola delle arti. Ogni secolo ha la sua arte che meglio lo rappresenta, questo secolo sarà quello della poesia. Nella mia vita lo è già ma se usciamo dagli stressati imposti dal secolo precedente e rifacciamo sbocciare “il fiore inverso” (Voce) della poesia in tutta la sua espressività, come ha evidenziato lo stesso Yves Bonnefoy in un’intervista, ci accorgeremo che abita la nostra quotidianità in tante forme, come molta musica d’autore ad esempio…
Effettivamente Bob Dylan ha vinto il premio nobel per la Letteratura nel 2016.
Esatto, questo sarà il secolo della poesia, perché abbiamo bisogno di nutrirci non di fake ma parole nude, una parola “onesta” direbbe Saba, che però sappiano travalicare gli assurdi steccati delle correnti, dei medium adottati, ecc… soprattutto oggi in cui la disinformazione nasce dall’ipertrofia informativa, restituire vigore e trasparenza alla parola è diventata un’esigenza non solo dei poeti ma di un’intera umanità.
No al femminicidio, No alla violenza contro le donne, No ad una società che nei fatti tratta ancora oggi le donne come cittadini che non meritano pari opportunità.
Alcuni degli articoli che la stampa ha dedicato all'iniziativa del Liceo Fontana e del Liceo Russel.
Rosella Radaelli sul Corriere della sera
SABATO 12 SETTEMBRE ORE 17
FARE CUORE
prima nazionale
Di e con Dome Bulfaro
Videofondale di Matteo AndrianCIRCOLO POETICO CORRENTI
POESIA A STRAPPO DISTANZA 25ESIMA EDIZIONE
PORTICI DI PIAZZA DUOMO di CREMA (CR)Questo non è solo uno spettacolo di poesia performativa, questa è un'azione per "fare società", per aprire il suo cuore, perché ognuno di noi torni a focalizzarsi sul proprio e altrui "fare cuore".
Dome Bulfaro partendo dalla personale esperienza in pronto soccorso durante la pandemia del Covid-19 costruisce, in direzione opposta al "distanziamento sociale", ponti poetici dentro di sé, tra le persone e con le persone, soprattutto con le persone presenti del pubblico."Fare cuore", per come e quanto smuove le coscienze, è una commovente messa a nudo pubblica che fa riflettere perché opera a cuore aperto nelle pieghe di emozioni e ricordi che avvicinano, uniscono.Dome Bulfaro (1971), poeta, performer, editore, è uno degli autori italiani più attivi nel divulgare e promuovere la poesia performativa e la poetry therapy. È stato invitato dagli Istituti Italiani di Cultura per rappresentare la poesia italiana in Scozia (2009), Australia (2012), Brasile (2014) e Argentina (2020). Ha formato e dirige artisticamente il gruppo di ricerca Mille Gru di Monza (2006), poi costituitosi in associazione (2007), casa editrice (2008) e gruppo curatore della rivista Poetry therapy Italia (2020). Ha fondato con Simona Cesana PoesiaPresente LAB, scuola di poesia (2020), sempre gestita da Mille Gru. Ha ideato, cofondato ed è stato Presidente della LIPS, Lega italiana poetry slam. Come critico e studioso ha pubblicato Guida liquida al Poetry slam (Agenzia X, 2016) e ha tradotto con Sara Rossetti Poetry Therapy. Teoria e pratica di Nicholas Mazza (Mille Gru, 2019). Nel 2018 ha cofondato il collettivo di poesia performativa Wow – Incendi Spontanei. Le sue pratiche di poesia terapia si sono sviluppate dal 2009 in Italia e all’estero, negli ospedali di Lecco, Milano, Lugano, il Coesit di Melbourne, in collaborazione con l’Hospice di Monza e presso altri enti. I suoi spettacoli di poesia performativa sono andati in scena in tutta Italia e all'estero.
Dome Bulfaro ospite di Poestate 2020, venerdì 5 giugno dalle 18 “Uno sguardo nel mondo del Poetry Slam” con Marko Miladinovic, Dome Bulfaro e Simone Savogin
Domenica 7 giugno 2020 alle 18.15 Dome Bulfaro sarà spite di Valentina Paiano e Maurizio Brandalese per il programma Speak About sui canali Facebook e YouTube di Radio Binario 7.
Poesia e cura, poesia e pratica terapeutica: un incontro fertile che è diventato scuola di pensiero e metodo. Quali sono i cardini della Poetry Therapy, le sue origini, i suoi presupposti teorici, i suoi possibili impieghi?
Dome Bulfaro intervistato da Silvia Rosa su "Poesia del nostro tempo".
Il festival Bologna in lettere 2020 dedica una retrospettiva a Dome Bulfaro. Dal 7 maggio saranno presentati filmati dall'archivio del performer sulla pagina dedicata.
"Ninnananna all'incontrario" di Simonetta De Donatis, interpretata da Dome Bulfaro
(da Così va molto meglio, Mille Gru, 2018)
Da “Con la paura ci mangiamo la notte” di Raffaella Musicò, romanzo edito da Paginauno, 2019, incipit interpretato da Dome Bulfaro
Inaugurazione sabato 1 febbraio ore 15-20 a Monza della sede della scuola di poesia ma anche della prima rivista di poetry therapy (on-line dal 1 febbraio). Presentazione Scuola di Poesia fondata da Dome Bulfaro e Simona Cesana a cura di Mille Gru, gruppo di ricerca, associazione culturale e casa editrice di Monza
2016: Antefatto degli impeccabili
Le poesie de “Gli impeccabili”, sezione che chiude il libro Marcia film (Scalino, 2016) e lo spettacolo, le ho composte e sono da dire, come indica l’agogica in apertura di silloge, “s’un piede”. Questa pratica cerca, al contrario delle pratiche yogiche comuni, lo stato di perenne disequilibrio. Volevo cantare da un lato la bellezza della fragilità nella precarietà, determinato dal venir meno di una gamba di sostegno (metaforicamente corrisponde alla moglie che, nonostante sia ancora innamorata del marito-regista, lo lascia), dall’altro volevo operare, in continuità con la grande tradizione di artisti, attori e poeti performativi, uno spostamento del limite di resistenza del corpo nel tempo, determinato nel mio caso dal restare tenacemente malgrado tutte le avversità sempre su un solo piede. Perché più il corpo resiste, malgrado la crescente precarietà, più si frange poeticamente come un’onda sullo scoglio delle avversità.
Nello specifico dell’Antefatto degli impeccabili, prologo composto in parte in prosa e in parte in versi, il testo della performance si caratterizza dopo una lettura neutra introduttiva dallo stretto montaggio di versi detti nel tempo di brusche frenate senza fiato alternate a corse disperate. L’intento di questo sforzo improvviso, determinato dai continui “stop and go”, è stato quello di far percepire al pubblico e far vivere a me in prima persona in quanto poeta performer la disperazione che sta provando in quel momento il mio principale fantasioso alter ego: il marito-regista, protagonista e demiurgo di Marcia film.